sabato 23 maggio 2015

Tre giochino aumentate le competenze metafonologiche dei bambini


Tre semplici giochi per aiutare i bambini a potenziare i prerequisiti della letto- scrittura in vista delle scuole elementari.


Molti studi e ricerche hanno messo in evidenza come le competenze metafonologiche siano strettamente legate ai processi di lettura e scrittura dei nostri bambini. [Vicari F., Caselli C., Neuro psicologia dello sviluppo [2010]]. Ma cosa intendiamo per competenze metafonologiche? Esse consistono nel saper compiere un’analisi del linguaggio parlato e manipolarne le unità di cui è costituito. In poche parole riuscire a giocare con i suoni e con le sillabe che compongono la parola!

martedì 28 aprile 2015

I figli non ascoltano? 7 regole per essere efficaci

L'educazione dei bambini è una sfida continua oltre i propri limiti dell’impegno e personali. A volte ci si sente soddisfatti e stupiti per essersi comportati anche oltre le proprie aspettative ma altre prevale un sentimento di sconfitta. Quando nonostante i sacrifici compiuti i figli non vogliano proprio saperne di cambiare e apprendere altri comportamenti la maggior parte dei genitori perde comprensibilmente la calma. Il ricorso a misure drastiche come:
appare naturale ma alla lunga questi metodi non fanno altro che incentivare le occasioni di conflitto e ildeterioramento del rapporto tra genitori e figli. Allora cosa fare?
Ecco alcune semplici regole possono aiutarvi a risolvere il conflitto e che, se vengono seguite quotidianamente, possono anche ridurre le occasioni di contrasto.

7 regole di uno stile educativo efficace

Quali azioni di un genitore possono essere efficaci nel risolvere l’opposizione con i figli? Quali caratteristiche ha una regola efficace? Si può imparare a “rimproverare”?
I passaggi da tenere a mente:
1. Coerenza: l’unione fa la forza.
Ogni genitore ha uno stile educativo diverso; questo dipende dalla propria storia personale, dalle esperienze di vita e dal carattere di ogni genitore, ergo…ogni genitore ha un diverso grado di tolleranza. Mamma potrebbe essere considerata più severa di papà e viceversa, ed alla lunga i figli tenderanno a creare legami più stabili col genitore più “morbido” o a rivolgersi a lui per scampare alle regole. Questa incongruenza può generare confusione e disorientamento e in estrema sintesi, soprattutto nei bambini più piccoli, anche malessere psicologico.Individuate regole condivise e impegnatevi insieme all’altro genitore per farle rispettare.  Se mamma dice che non si può giocare al pc dopo le 20 ma il papà accende il pc e si mette a giocare col figlio, quale regola bisogna seguire? Siate voi a scegliere, il bambino non è in grado di capire come comportarsi e, di certo, nel dubbio sceglierà il comportamento più conveniente per lui.
2. Nonni, zii, parenti: qual è il loro ruolo educativo?
I tentativi delle persone esterne allo stretto nucleo familiare, i suggerimenti espressi magari proprio di fronte agli stessi bambini alimentano essi stessi confusione. Anche questo può spingere i propri figli a comportamenti non opportuni. Sarebbe opportuno l’intervento diretto dei genitori, questa volta nei confronti dei familiari; per ricordare il loro ruolo che, per quanto importante, deve limitarsi a fornire supporto quando richiesto, ma soprattutto non dovrebbe mai essere antagonistico o sostitutivo a quello genitoriale. Comunicate allo stesso bambino l’importanza di parenti e amici, ma allo stesso tempo sottolineate che quando si tratta di educazione l’ultima parola spetta comunque ai genitori.
3. L’uso di uno stile educativo efficace.
Lo stile educativo ha ruolo fondamentale:
  • se autoritario pone il genitore nello status di stabilire le regole che il bambino deve limitarsi a seguire senza dissenso. Questo può favorire comportamenti aggressivi, oppositivi ed impedisce ai bambini di acquisire le capacità di autoregolazione e di scelta.
  • se permissivo al bambino viene data la possibilità di comportarsi come vuole e ciò può portare i bambini a credere che tutto sia loro dovuto ed in estrema ratio anche ad atteggiamenti di arroganza e di bullismo nei confronti di chi li ostacola.
In entrambi i casi si tratta di modelli  che comportano molte conseguenze negative per la vita dei propri figli. Lo stile educativo che sembra fornire risultati migliori per l’educazione dei figli è quello “autorevole”: basato sul rispetto reciproco delle esigenze dei genitori e dei figli. In questo modo i genitori dopo aver stabilito insieme le regole le discutono con i figli spiegandone loro la funzione ed aiutandoli ad accettarle.
4. Le regole devono essere semplici e chiare
Molte regole non vengono rispettate semplicemente perché il bambino non riesce a capirle, o perché le interpreta in maniera diversa rispetto ai genitori. Se si vuole insegnare a un bambino a raccogliere i giocattoli dopo aver giocato, se la mamma, dopo avergli fatto vedere come si fa, dice: “Vai a raccogliere i giocattoli” il bambino probabilmente capirà che vale solo per quel momento. Da li in poi la mamma troverà sempre giocattoli sparsi e si arrabbierà. Il problema è che l’informazione fornita è ambigua. Se la mamma vuole insegnare la regola sarà meglio che dica: “Da oggi, quando avrai finito di giocare è bene che rimetti a posto e in ordine i giocattoli”, in tal modo la regola sarebbe stata più chiara. Una regola sarà accettata e messa in atto se chiara, semplice e bene presentata.Ogni regola ha maggiori probabilità di essere rispettata se viene così formulata:
  • regola + motivazione + conseguenza
Per esempio, tornando alla regola dei giochi, si potrebbe dire: “Per favore, dopo che finisci di giocare devi riporre i giochi” (regola), “perché se li lasci in giro per casa possiamo rischiare di farci male o di calpestarli e romperli” (motivazione), “e poi non potrai più giocarci” (conseguenza). In questo modo non solo si comunica la regola, ma si spiega al bambino quali siano le cause che l’hanno determinata e lo si motiva a rispettarla.
5. Impariamo a rimproverare
Non tutti i rimproveri hanno la stessa funzione e non tutti sono efficaci. Insultare o colpevolizzare il bambino con frasi tipo “guarda cosa hai fatto, sei un bambino monello” non aiutano il bambino e possono non essere neanche efficaci. Le caratteristiche di un rimprovero efficace sono quelle dioffrire al bambino la possibilità di capire i propri sbagli e di crescere. Il rimprovero quindi:
  • dovrebbe seguire subito il comportamento,
  • deve descrivere esattamente quale sia stato l’errore commesso, per esempio “Hai rotto la bottiglia. Potevamo farci male”
  • deve esprimere le sensazioni del genitore, “Mi sento molto arrabbiata”.
  • fate un grande sospiro e cercate di cambiare atteggiamentospecificate poi il comportamento desiderato, “Vorrei che facessi più attenzione quando giochi in casa e che evitassi di correre”
  • fornisce conseguenze positive del tipo “So che non lo hai fatto di proposito. Sono sicura che non lo farai più, così non rischi di far male a nessuno
  • infine  accertatevi che il bambino abbia davvero capito l’errore
6. Il castigo
Se nonostante tutte le regole precedentiil bambino continua a non ascoltare ed a mettere in atto comportamenti pericolosi per se stesso o per gli altri, la soluzione più adeguata potrebbe essereallontanare il bambino dalla situazione scatenante, ed allontanarlo da tutto ciò che potrebbe rinforzare un’ulteriore escalation. Per esempio, se un bambino continua a picchiare altri nonostante i rimproveri dei genitori sarebbe opportuno isolarlo per farlo calmare. Il castigo è  un intervento drastico che andrebbe applicato solo in casi estremi; in secondo luogo per essere efficace deve essere ben imposto. Se allontanato il bambino dovrebbe quindi:
  • essere ad esempio collocato in un luogo privo di stimoli che possono ulteriormente motivarlo come giocattoli o altri oggetti per lui piacevoli
  • il tempo d’isolamento dovrebbe essere breve, circa 5 minuti, in modo da far tranquillizzare il bambino senza però traumatizzarlo
  • se il bambino non rispetta la punizione, il tempo dovrebbe essere incrementato di un minuto alla volta
  • se il bambino si lamenta, piange o protesta durante la fase di punizione bisogna ricordate che generalmente lo fa per attirare l’attenzione dell’adulto quindi evitate di rispondergli
  • dopo la fine della punizione, il bambino ha tutto il diritto di essere imbronciato e non bisogna assolutamente rimproverarlo
  • infine, non abusare mai di questa tecnicapotrebbe infatti avere conseguenze dannose per lo sviluppo del bambino.
7. Alcune cose non si possono e devono cambiare
Figli che assomigliano ai genitori? Per alcune mamme e papà è cosi che dovrebbe essere ma non sempre è possibile. Non dimenticate che i figli hanno la loro personalità, i loro gusti e fanno parte di una cultura specifica, frutto del tempo in cui crescono. I gusti, le mode, le preferenze, e tutto ciò che riguarda l’unicità della persona non può essere cambiato e prescinde dall’educazione. Cercare dunque di modificare i gusti dei figli è  controproducente in quanto si ripercuote sul rapporto che avete con loro. Imparate ad amarli così come sono, affinché loro possano imparare ad amare voi così come siete.

http://www.universomamma.it/figli-non-ascoltano-7-regole-per-essere-efficaci/

lunedì 27 aprile 2015

giochi per stimolare la motricità fine

Purtroppo i bambini giocano sempre più con la tecnologia e sempre meno con le mani..ma spesso dei semplici giochi home made come questi riescono ad interessare moltissimo  i nostri cuccioli...peccato che il sito è in spagnolo, ma le foto dovrebbero essere abbastanza chiare per "rubacchiare" qualche idea.
http://www.imageneseducativas.com/nueva-coleccion-mas-de-20-juegos-y-actividades-para-estimular-y-trabajar-la-motricidad-fina/

lunedì 20 aprile 2015

Vademecum delle punizioni: 18 regole per sceglierle

punizioneSpesso ci ritroviamo a dover fare i conti con delle situazioni spiacevoli per le quali è giusto punire il nostro piccolo “malfattore” ma altrettantospesso le punizioni che vengono “inflitte” non sono adeguate allo sbaglio fatto. E allora cerchiamo di seguire alcune semplici regole per evitare di dare una punizione troppo grande per un piccolo errore eviceversa.

Vademecum delle punizioni

1. Le punizioni devono essere finalizzate.
È necessario che la punizione sia sempre educativa, e che il bambino capisca il perché della stessa e dunque l’importanza di quella regola. In questo modo si educa il bambino a rispettare i terzi e acomprendere alcuni principi  fondamentali nella vita quali
  • la giustizia
  • la reciproca solidarietà,
  • il rispetto,
  • diritti
  • e soprattutto i doveri.
2. La punizione deve modificare un determinato comportamento e non le emozioni.
Chiaramente sarebbe illogico punire un bambino perché soffre di gelosia o perché prova un sentimento negativo verso un amichetto prepotente, bisogna aiutare il piccolo a gestire le proprie emozioni non a contestargliele. Certo è che se verso le persone verso le quali nutre questi sentimenti il piccolo dovesse fare qualcosa di sbagliato tipo spinte o comunque azioni negative allora la punizione sarebbe obbligatoria.
3. Le punizioni devono essere chiare e comprensibili.
Ogni volta che si punisce un bambino bisogna che la punizione sia ben chiara sia nella motivazione,nell’esecuzione e nello scopo. Ovvero
  • “Ti punisco perché hai fatto… e non dovevi farlo”(motivazione),
  • “Per punizione dovrai, o non dovrai, fare questa cosa” (esecuzione),
  • “Questo perché devi capire che quel comportamento non va proprio bene” (scopo).
È indispensabile, inoltre, che questi “provvedimenti” vengano riconosciuti come punizioni, quindi è il caso di sottolinearlo ogni volta che si attuano.
4. Le punizioni devono essere immediate.
Come detto poc’anzi bisogna sempre chiarire il motivo della punizione per non essere considerati insensati e quindi perdere di credibilità ma, ovviamente, la punizione deve essere contestuale, ovvero immediata, non si può punire un bambino a posteriori, non ne comprenderebbe il motivo e la punizione non sortirebbe l’effetto giusto. Più il bambino è piccolo e meno comprende la punizione “tardiva” quindi meglio evitare la punizione tipo “La settimana prossima non andrai alla festa della tua amica” alla quale è preferibile “Questo pomeriggio non guardi il primo quarto d’ora dei cartoni animati”.
5. Le punizioni devono essere accettabili.
Ovviamente le punizioni devono essere fattibili. Non si può “infliggere” una punizione impossibile o superiore alle capacità del bambino. Le punizioni, quindi, non devono essere
  • impossibili,
  • disgustose,
  • crudeli,
  • violente,
  • interminabili,
  • lesive della persona,
  • derisorie,
  • inadeguate.
La punizione deve mostrare al bambino che egli deve, perché può, tenere un certo comportamento adeguato al vivere civile e al suo livello di crescita.
6. Le punizioni devono essere proporzionate al danno.
Il bambino deve percepire che la punizione è giusta, ovvero proporzionata all’errore commesso. Una punizione sproporzionata può suscitare nello stesso la reazione contraria e annullare lo scopo per il quale viene data.
7. Le punizioni devono essere il più possibile simboliche.
Il bambino punito deve comprendere il senso della punizione e deve comprendere che la legge e l’autorità che l’ha stabilita devono essere rispettate, e inoltre deve sapere che esiste una responsabilità personale delle proprie azioni. È la disapprovazione esplicitata dal fatto stesso di essere punito quella che conta, non il tipo o l’entità della punizione.
8. Le punizioni non devono danneggiare esperienze di vita importanti.
Una punizione che impedisce di prendere parte a una gita scolastica o a una festa con amici, piuttosto che a un pigiama party o a un campeggio con gli amici, o alla lezione di ginnastica o di nuoto, non è senz’altro una punizione buona poiché in questo modo si lederebbe l’autostima del bambino che si sentirebbe preso in giro dagli amici.
9. Le punizioni devono essere poche per non perdere di efficacia.
Troppe punizioni, ravvicinate tra loro, rischiano di diventare inefficaci perché il bambino considerandole una prassi non le prende più sul serio e questo sarebbe davvero svilente per i genitori perché ciò che viene svalutato riguarda proprio la credibilità e l’autorità dei genitori o degli educatori in genere. un bambino continuamente in punizione diventa un bambino disorientato che perde le priorità e le regole da seguire. Stessa cosa, però, dicasi per il bambino che non viene punito mai e al quale tutto è permesso. Per cui bisogna cercare di dosare le punizioni e di darle solo quando è veramente necessario.
10. Le punizioni devono essere piccole e sempre adeguate all’età.
La condizione indispensabile per infliggere una punizione è che la stessa sia connessa alla regola prestabilita e al fatto compiuto (azione od omissione) che trasgredisce tale regola. Ciò perché il bambino deve essere in grado di comprendere che in futuro dovrà rispettare la regola a cui, in qualche modo, ha trasgredito. Chiaramente le regole cambiano a seconda dell’età e così anche le relative punizioni. Per esempio, per un bambino di due anni sarà difficilissimo riuscire a non mettere le scarpe sul divano, mentre un ragazzo di dodici anni ne è perfettamente in grado.
11. Ogni volta che si dà una punizione bisogna indicare al bambino cosa deve fare per rimediare e apprezzare i suoi tentativi di recupero.
Nel caso in cui il bambino dovesse dire “Ma non l’ho fatto apposta!” bisogna comunque fargli comprendere l’errore rispondendo “Va bene, non l’hai fatto apposta, però devi imparare lo stesso a non farlo. La punizione ti serve a ricordartelo”. Inoltre bisogna che il bambino si scusi con la persona a cui ha mancato di rispettospiegandogli che quello è un modo giusto per riparare allo sbaglio.
12. Quando è possibile far coincidere la punizione con la riparazione dell’eventuale danno arrecato.
Per esempio: “Non devi graffiare il fratellino, perché gli fai male. Adesso per punizione stai seduta sulla sedia per un minuto e mezzo. Poi, per fare la pace, gli dai un bacino. Alla fine, anche io ti darò un bacino, per dirti che tutto è finito e tutto ritorna come prima”.
13. A punizione compiuta bisogna fare pace e perdonare.
Dopo che il bambino ha terminato la punizione la frase tipo da dirgli è “Adesso è finita. Lo so che tu hai capito. So che te lo ricorderai e che cercherai di fare come ti ho detto e di non fare più come hai fatto”, questo perché il bambino deve imparare che è stato punito per un comportamento sbagliato da non ripetere.
14. La punizione deve contenere anche un incoraggiamento verso il futuro.
La punizione quindi deve essere un mezzo con il quale far comprendere al bimbo l’importanza di sapersi comportare e non invece un mero castigo fine a se stesso. La punizione è sempre un mezzo, mai uno scopo.
15. Le punizioni non devono umiliare.
Purtroppo, nostro malgrado, può accadere che una punizione venga subita con umiliazione dal nostro bambino, soprattutto se punito in presenza di terze persone (compagni di scuola, fratelli e sorelle, amici e amiche) per cui sarebbe conveniente evitare di umiliarlo e magari ammonirlo affinchè capisca lo sbaglio e impari cosa fare o non fare. In ogni caso, però, sono da evitare frasi offensive del tipo
  • “Tu sei solo cattivo!”,
  • “Non imparerai mai”,
  • “Finirai delinquente”,
  • “Sei nato per la mia disperazione”, o simili.
16. Le punizioni non sono una vendetta.
Questo è un concetto da tenere sempre a mente sia nel comportamento che nelle parole, ovvero non bisogna far credere al bimbo che la punizione sia un modo per vendicarci di quanto dal lui commessoquanto, invece, un metodo per comprendere lo sbaglio.
17. Le punizioni non devono mai essere contrattate.
Una volta che la punizione viene data è necessario che venga portata a compimento. Mai contrattare o scendere a compromessi. Bisogna pretendere che il bambino la porta a compimento, con semplicità e fermezza. Nel caso contrario si potrebbero creare confusioni nel bambino e si perderebbe di credibilità. Anche per questo motivo è sempre meglio che le punizioni siano
  • poche,
  • simboliche,
  • chiare
  • decise.
Se il bambino tende a contraddire la punizione, innescando una discussione, lo si richiama all’ordine dicendo frasi del tipo “Stop. Adesso basta. Ne parliamo fra mezz’ora. Adesso sono troppo arrabbiato”. Facendo così si insegna ai piccoli anche come gestire la rabbia.
18. Le punizioni non devono mai riguardare il mangiare, il dormire, le cure della persona e le funzioni vitali in genere.
Mai dare punizioni che riguardano le funzioni vitali, tipo “Guarda che ti mando a letto senza cena!”, “Se non stai bravo, ti faccio mangiare gli spinaci!”, “Fila subito a dormire, perché sei stato cattivo!”, “Quella parolaccia non la devi dire. Adesso vai subito a lavarti i denti!” e via dicendo, perché potrebbero comportare seri problemi proprio in relazione al fabbisogno quotidiano, tipo insonnia piuttosto che trascuratezza nella cura della persona
.

http://www.universomamma.it/punizioni-18-regole-che-ci-aiuteranno-a-scegliere-quella-piu-adatta/

sabato 11 aprile 2015

Sviluppo del bambino mese per mese

Cosa dovrebbe saper fare un bambino mese per mese? Le mamme assai frequentemente si interrogano sul “corretto sviluppo” dei propri figli, spesso se ne preoccupano e facilmente cadono nell’errore di confrontare tra loro bambini accomunati solo dall’età.
Lo sviluppo di un bambino è un singolare percorso verso il futuro e verso la crescita, è un cammino che ciascun essere umano compie acquisendo e mantenendo un proprio passo e delle personali propensioni. Nessuna strada verso il domani sarà uguale a quella di un altro individuo, finanche i gemelli crescono in modo diverso: ci sarà sempre un gemello che camminerà prima dell’alto e uno dei due parlerà immancabilmente dopo il fratello. Perciò, come per le emozioni, per l’amore, per il lavoro, anche per l’acquisizione delle prime competenze della vitaintellettiva, motoria, sentimentale e sociale si può affermare che ogni individuo ha i suoi tempi!
I bambini hanno il diritto a sviluppare le proprie competenze assecondando i loro naturali ritmi evolutivi, e le mamme hanno il dovere di comprendere e rispettare i tempi del bambino non meramente considerando “cosa dovrebbe saper fare un bambino mese per mese”, ma godendo dei singoli progressi del figlio.

venerdì 27 marzo 2015